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PUMA, doppio ostacolo per la risalita: Ema50 e resistenza a 48 euro

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Il titolo del produttore di abbigliamento sportivo si sta riprendendo dopo il minimo dal 2018 toccato a febbraio

La lunga fase ribassista di PUMA sembra essersi fermata, ed anche se il titolo del produttore di articoli sportivi non riesce a trovare slancio verso l’alto, quanto meno è riuscito a stabilizzarsi tra i 40-50 euro, un range dove si trova dall’inizio di febbraio.

I produttori di beni di consumo sono stati penalizzati dalla corsa dell’inflazione avvenuta nell’ultimo biennio, che ha compresso i consumi. Questo ha portato all’accumulo di scorte, penalizzando anche le nuove collezioni.
Si aspettava con fiducia l’inizio dei tagli al costo del denaro da parte delle banche centrali, perché questo avrebbe ridato stimolo all’economia (e rilanciato i consumi), ma finora questi tagli non ci sono ancora stati.

In attesa dei dati del primo trimestre, che PUMA rilascerà l’8 maggio, quello che si vede in giro è un panorama ancora deludente.
Il concorrente americano Nike e il canadese Lululemon hanno formulato previsioni deboli riguardo alle vendite, e dal momento che il Nord America è un mercato importante per PUMA questi report non fanno pensare a buone prospettive.
E’ complessa anche la situazione in Cina, dove PUMA vorrebbe penetrare maggiormente visto che è molto indietro rispetto ai produttori internazionali e cinesi (anche perché viene percepito più come un marchio lifestyle che non di articoli sportivi).
Per stimolare la crescita delle vendite, Puma ha di recente annunciato la sua prima campagna globale del marchio in dieci anni.

In occasione dell’ultimo Capital Markets Day, l’azienda tedesca ha modificato la sua politica dei dividendi (sarà al 25-40% del risultato, mentre prima il limite era al 35%) e annunciato un programma di riacquisto di azioni proprie che dovrebbe coprire un volume compreso tra il 10 e il 25% degli utili del gruppo, la cui prima tranche dovrebbe avvenire entro maggio 2025.

Sotto il profilo tecnico è in corso un tentativo di ripresa dopo che il prezzo ha raggiunto il minimo di 35,6 a febbraio (livello più basso dal 2018).
Come vediamo sulla piattaforma , questo tentativo però si sta scontrando con la forte opposizione che sta facendo la Ema50.
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Finché non ci sarà un breakout più convinto, bisogna mantenere una certa cautela, anche perché a 44 euro c’è anche una resistenza statica da superare.
Se PUMA riuscisse a darsi slancio, a quel punto però avrebbe la strada spianata verso la Ema200 che si trova sui 48 euro.

Gli analisti sono divisi tra chi vede PUMA sostanzialmente stabile nel medio termine (JPMorgan ad esempio fissa un target a 45 euro) e chi invece vede un buon potenzi<le (Goldman ha fissato un ‘obiettivo a medio termine a 66 euro, Warburg research addirittura arriva a 88 euro nei prossimi 12 mesi).

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