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GERRESHEIMER, bisogna davvero stare alla larga dopo il profit warning?

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All’inizio del mese il titolo è crollato di schianto. Ma se il peggio è alle spalle, questo prezzo può essere un’occasione

La ripresa iniziata a metà aprile è uno sbiadito ricordo per Gerresheimer, mentre gli ultimi giorni sono giorni molto pesanti. Gli investitori dello specialista del packaging per l’industria farmaceutica e cosmetica hanno assistito a un crollo del 20% dopo un profit warning annunciato all’inizio di giugno.
C’è da chiedersi se questo crollo possa far nascere un’opportunità di ingresso a prezzo vantaggioso, per gli investitori che amano il maggior rischio.


aveva già sorpreso gli investitori con un profit warning a fine settembre, e la cosa si è ripetuta a inizio di questo mese. Il management prevede una crescita del fatturato solo dell’1-2% quest’anno, rispetto al 3-5% precedente. Ciò si giustifica con la persistente debolezza della domanda nel mercato dei cosmetici e dal calo delle soluzioni di contenimento per farmaci liquidi orali (che però dovrebbe essere temporaneo).
Il fatturato più debole impatterà sugli utili: il margine EBITDA rettificato raggiungerà solo il 20% (in precedenza era previsto 22%).


Le brutte notizie da non sono finite, perché per garantire la stabilità finanziaria, la società eliminerà in larga parte il dividendo. Resterà solo quello minimo previsto dalla legge, ossia 0,04 euro per azione, invece del dividendo di 1,25 euro precedentemente annunciato.

Questa serie di cattive notizie spiega perché il prezzo ha perso oltre il 20%, raggiungendo un nuovo minimo degli ultimi 30 mesi a 47 euro. Del resto per un titolo la fiducia degli investitori è tutto, e quando si verifica un profit warning viene meno la fiducia nel management, che diventa poi difficile riconquistare.
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Sotto il profilo tecnico lo scenario di Gerresheimer è tornato improvvisamente negativo, dopo i segnali di ripresa che c’erano stati nelle ultime settimane.
Come vediamo sulla piattaforma di investimento , il recente crollo avviene peraltro proprio mentre era in corso il test della Ema50, che avrebbe potuto segnare una svolta positiva importante. Adesso invece le cose sono cambiate.
Tuttavia, la discesa dell’indicatore RSI in ipervenduto fa immaginare che il peggio sia alle spalle (o quasi) e la soglia dei 45 euro fornisce un supporto.


Bisogna chiedersi se lo scenario di potrà migliorare in futuro. Secondo il CEO Dietmar Siemssen la performance migliorerà nella seconda metà dell’anno, anche grazie al lancio di prodotti e all’ampliamento dei progetti. 
Una forte scossa potrebbe arrivare da un’acquisizione da parte di investitori finanziari, sulla quale si specula da settimane. Proprio le speranze di un’offerta redditizia per gli investitori avevano spinto il prezzo fino a ben 85 euro a febbraio. All’inizio di aprile, però, KKR ha lasciato il consorzio di parti interessate formato con il collega del settore Warburg Pincus, che resta l’unico potenziale acquirente. La riduzione del numero di soggetti interessati riduce anche il possibile premio di acquisizione nel prezzo, che sicuramente verrà anche influenzato dagli effetti del profit warning. Lo scenario quindi è complesso e difficilmente prevedibile.

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