Grazie a uno spiraglio di ottimismo dal fronte dei dazi, il DAX è riuscito a chiudere la settimana in modo energico, tornando per la prima volta dalla fine di marzo oltre la soglia dei 23mila punti.
Il principale indice tedesco ha inanellato una serie di 8 sedute consecutive positive, e l’ultima settimana si è chiusa con un bilancio di +3,8%, a quota 223.086 punti. Siamo ormai a pochi passi dal record storico di 23476 registrato dal a metà marzo.
Il mercato azionario tedesco ha festeggiato soprattutto i segnali di allentamento della disputa doganale tra Stati Uniti e Cina, dopo un mese dal “giorno della liberazione” americana e dall’introduzione dei dazi reciproci, che fecero andare le Borse in picchiata. Il fatto che Pechino stia esaminando la possibilità di negoziati con Washington è un aspetto incoraggiante.
Ad aiutare il è stato anche un buon rapporto sul mercato del lavoro statunitense (ha creato più posti di lavoro del previsto ad aprile), che fa ridurre i timori di recessione per l’economia a stelle e strisce.
Intanto settimana prossima la FED si riunirà in meeting, anche se il mercato ritiene che Powell non si farà influenzare dalle pressioni della Casa Bianca e manterrà ancora i tassi d’interesse invariati.
La ritrovata propensione al rischio non è stata scalfita dalle previsioni fosche di S&P Global, che ha parlato dei dazi come di uno “shock al sistema” con impatti negativi sul Pil mondiale per il prossimo triennio.
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Il quadro grafico del DAX è tornato ad essere estremamente positivo, come si vede chiaramente nell’immagine tratta dalla piattaforma di investimento .
Dopo aver tagliato la trendline rialzista partita ad agosto dello scorso anno, il DAX si è lasciato con decisione alle spalle anche la Ema50, arrivando nella zona di resistenza psicologica sui 23mila punti.
Tuttava l’indicatore RSI è ormai in prossimità dell’ipercomprato, e questo aumenta il rischio di una correzione.
Bisogna poi sottolineare che i forti movimenti visti sul nelle ultime settimane sono stati guidati soprattutto dalle vicende relative ai dazi, e potrebbero farlo ancora – in un senso o nell’altro – nelle prossime sedute.